Etimo è bello

 

 

 

 di Franco Farina

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Dalle muse al mosaico e alla musica

Tra le ninfe, animatrici del vivente, e le muse, ispiratrici della creatività umana, vi è un’assoluta contiguità. Studiosi della statura di un Wackernagel si sono pronunciati a favore di una parentela di moûsa (da *mont-ia) con il lat. mons. Secondo tale ipotesi, musa equivarrebbe a “Bergnymphe, ninfa montana”. Tesi, questa, che ha dalla sua nientemeno che l’Esiodo della Teogonia:  «…Evochiamo anzitutto le muse che hanno sede / sull’Elicona, grande e divina montagna./ Danzan agili attorno alla cupa sorgente.../ Rivestite di brume, avanzan nella notte / e cantano gli dèi...» L’etimo di moûsa è davvero “rivestito di bruma” e lascia spazio solo a congetture. La maggior parte dei glottologi propende per un’affinità col greco ménos, «spirito vitale» e mémona, «io anelo» (cfr. lat. mens, memini). A sua volta, «moûsa» è capostipite di una famiglia di voci destinate a lunga vita: musica, in origine «formazione armoniosa della personalità», e mosaico (propriamente, «grotta sacra alle muse, con decorazioni murali policrome»).  Sempre legato alle muse era nell’Alessandria dei Tolomei un centro di studi letterari e scientifici dal nome gravido anch’esso di potenzialità: il Museo.

 

 

 

 

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